martedì 8 luglio 2014

Baustelle @ Eutropia - Roma

7 luglio 2014

L'ultima volta che sono stata al Villaggio Globale avro' avuto si' e no ventidue anni: sembra passata una vita, infondo e' passata una vita.

Entro, questa volta sono sola. Molti sono in piedi sotto il palco, alcuni seduti su sedie di plastica sistemate un poco dietro: mi guardo intorno e mi rendo conto di essere al di sopra dell'eta' media della gente in piedi, nella media (o forse poco al di sotto) dei pochi seduti.
Bang!
Questa davvero non me l'aspettavo.
Ci sono i miei coetanei, ci sono anche persone che potrebbero avere (davvero!) dieci anni piu' di me, ma sono pochi: la maggior parte del pubblico e' composta da post-adolescenti. Comincio a preoccuparmi.

I Baustelle non si fanno attendere a lungo, entrano e attaccano "Fantasma (titoli di coda)": scelta interessante, come a dire che stanno iniziando a pensare ad altro. Un rapido sguardo e mi accorgo che manca completamente la sezione di archi, che pure si sente e pare perfettamente sovrapponibile a quella registrata sull'album: uno sguardo piu' attento mi permette di identificare il famoso logo della mela su un oggetto che assomiglia allo schermo di un portatile... ecco gli archi!, penso con delusione e scuoto la testa: si', erano proprio belli quegli archi, chi dice niente, pero' un concerto dovrebbe essere un'altra cosa... Mi guardo di nuovo intorno e il pubblico mi appare orribilmente distante da quella che e' mia sensibilita': si', occhei, sono schifosamente snob, me ne vergogno da morire ma che posso farci?
Non sono le premesse giuste per godere un concerto (se e' per questo non lo e' neanche il fatto che la notte precedente avevo dormito poco e non mi sentivo al massimo della forma) ma si fa sempre in tempo a cambiare idea... spero.
Subito dopo "Il futuro", poi "Nessuno" e "Radioattivita'", ancora questi archi inesistenti... Qui pero' confesso di non riuscire veramente a farci caso: sono emotivamente legata a questi brani e delle inevitabili lacrime fanno capolino. E' un attimo, vola via e parte "I provinciali" ("un pezzo vecchissimo, uno dei primi che abbiamo scritto, anche se poi lo abbiamo registrato piu' in la'..." dice Bianconi "parla di quando eravamo nel nostro piccolo paesino e sognavamo di venire a suonare qui a Roma" aggiunge da bravo imbonitore). Le lacrime si sono asciugate e quegli orribili archi finti non si sentono piu': ottimo.
Poi "Cristina" e "Conta' l'inverni", quest'ultima cantata da tutto il pubblico capitolino che sfoggia il suo dialetto con fierezza: ancora quegli archi. Verrebbe da dirglielo a Bianconi e soci, verrebbe voglia di gridare che si', 'sti archi son piaciuti anche a noi, ma io sono venuta a sentire un concerto!
Seguono "La morte (non esiste piu')" e "Monumentale", riparte la malinconia: la serata sta prendendo una brutta piega, inizio a non sentirmi troppo bene e agguanto una sedia di plastica che nel frattempo e' stata abbandonata.
E' il momento di risfoderare vecchi successi, quelli che fanno sempre cantare il pubblico, sicche' parte "La moda del lento" seguita a ruota da "La canzone del parco", con la Bastreghi che canta e il publico che si esalta (solo io mi accorgo che e' un poco sotto tono?). Seguono ancora "La canzone di Alain Delon" e "EN"; ogni tanto mi alzo dalla mia posizione ma subito torno a sedere scuotendo la testa: cosa ci faccio qui?, perche' i montepulcianesi non vogliono suonare nessuno dei loro pezzi migliori?, perche' devono mettere quei maledetti archi finti in modo che siano identici alla versione registrata ma poi la batteria (quella si', suonata dal vivo) si perde alcune delle piccole perle che mi hanno fatto innamorare?
Siamo alle battute finali: "Corvo Joe", "Love Affair", "Gomma": il brano che gli e' venuto meglio fino ad ora.

Pausa.

Meno di cinque minuti per riemergere e spararci "Le rane", "La guerra e' finita" (tirata, tiratissima in modo quasi ridicolo) e "Andarsene cosi'". Apprezzo quest'ultima cosa, e' una bella idea: Bianconi che chiude "Andarsene cosi'" e il gruppo che esce dal palco... doveva essere l'ultima per davvero, sarebbe stato bellissimo, un'idea geniale.

Pausa.

No, non se ne sono andati, e' solo una pausa brevissima. Mi rammarico per la mancata realizzazione dell'idea mentre parte "Charlie fa il surf"; e' un grande momento per Bianconi che si rende conto subito del fatto che tutto il pubblico sta cantando e lui, da vera rockstar, li lascia cantare da soli, li incita "siete meravigliosi, bravissimi, se non sono soddisfazioni queste..." dira' tra il ritornello e la seconda strofa...

Che impressione ne traggo?
Ok, non stavo troppo bene e forse (anzi, verosimilmente) questo ha ampliato le sensazioni negative, ma la conclusione cui sono arrivata e' che i montepulcianesi hanno delle idee bellissime ma troppa paura di seguirle fino in fondo, scrivono alcune canzoni splendide ma poi ai concerti devono nutrire quel pubblico che vuole cantare (perche' non e' che tutti possano cantare "Un romantico a Milano" o "Follonica" o "Il finale" o...), quello che si sentirebbe spaesato se un brano dovesse essere riarrangiato per adattarsi ai musicisti sul palco...
Insomma, si sono rivolti solo a una parte del loro pubblico, verosimilmente quella piu' vasta, sicuramente quella cui non mi sento di appartenere: peccato.

Comunque tutto sommato per quindici euro al Villaggio Globale (meno di dieci minuti a piedi da casa mia) si poteva fare.

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